Il nodo idraulico Dora-Po tra Crescentino e Verrua.

7 agosto 2025

Cenni di dinamica geomorfologica, memorie storiche, fenomeni di piena e tendenze evolutive

Nella zona di Crescentino-Verrua il Fiume Po è l’elemento idrografi co più importante dell’area in corrispondenza della quale sottende più di un quarto del suo bacino totale (al Ponte di Verrua sottende una superficie imbrifera di circa 13.000 km2 ), in quanto ha già raccolto le acque di alcuni affluenti di rilievo come Il T. Maira, Il T. Varaita, il T. Pellice, il T. Chisone, la Dora Riparia, la Stura di Lanzo, l’Orco. Alla confluenza con la Dora Baltea è presente un’importante zona naturale, non a caso sottoposta al regime di tutela regionale da parte del “Sistema delle aree protette del Fiume Po”. La particolarità di questo settore è definita dall’estrema mobilità della confluenza Dora-Po, già documentata almeno dal Pleistocene medio (Carraro et. alii, 1995).


Essa determina, in associazione all’evoluzione geodinamica della catena appenninica, la possibilità di una lenta ma inesorabile divagazione del reticolato idrografi co, controllato a sud dal sistema collinare e ancora recentemente oggetto di tentativi, più o meno accorti e consapevoli, di “imbrigliatura” da parte dell’uomo (Maraga et Al., 2003).


Lungo la fascia del Po si è intervenuto in questi ultimi decenni in modo massiccio con la costruzione di numerose opere di difesa dagli allagamenti e contro le erosioni spondali. La tesi qui esposta è che tale lotta, nel tentativo di difendere l’assetto lentamente – e talora disinvoltamente – costruito dall’uomo, alla scala della vita media di un uomo, possa sembrare solo apparentemente vinta. La sensazione dell’osservatore attento, considerata la monumentale opera di smantellamento della catena alpina e deposizione dei sedimenti nella Pianura Padana da parte degli agenti esogeni, è che nel medio e lungo termine i fattori naturali avranno un corso inesorabile, anche attraverso nuovi e disastrosi eventi, che altro non sono che il modo repentino di esplicitare la inevitabile evoluzione geomorfologica del Pianeta; solo un’accorta pianificazione delle attività umane, che tenga conto della dinamica geomorfologica di questo settore, potrà minimizzare le interazioni negative in caso di nuovi eventi catastrofici. 

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